testo critico per Traiettorie emotive

La forma è, nelle sue figure, ciò che essa è in noi: un tramite per comunicarci delle idee, delle sensazioni, un’immensa poesia.” (Honoré de Balzac, Il capolavoro sconosciuto, 1832)

 

 

 “Le arti visive sono un’estensione del cervello visivo che ha la funzione di acquisire nuove conoscenze; gli artisti sono in un certo senso dei neurologi che studiano le capacità del cervello visivo con tecniche peculiari”. (Semir Zeki, La visione dall’interno, 1999)

 

 

 “Se finite in un buco nero, non disperatevi. Un’uscita c’è. I buchi neri non sono così neri come sono sempre stati dipinti.” (Stephen Hawking, Stoccolma 2015)

 

 

 Lei dorme sonni tranquilli, perché sa che la conoscenza delle cose e del mondo è faticosa e richiede molta sensibilità. Una sensibilità speciale, molto cara ai Greci, che la accomunavano alla percezione immediata, alla ricettività e al cogliere le sensazioni: aisthesis, divenuto nell’evoluzione etimologica Estetica, ovvero riflessione filosofica sulla sensibilità e sull'arte.

 

Lei vede le cose e il mondo come arte e grazie al suo guardare ‘estetico’ percepisce l’universale e il particolare insieme, perché l’arte assolve mirabilmente al compito di educare e preservare la capacità immaginativa degli esseri umani, che solo tramite questa comprendono.

 

Lei conosce le cose e il mondo tenendo insieme, contemporaneamente, l’oggetto e l’idea, il guardare e il distinguere, il sentire e il pensare, in un campo di corrispondenze discontinue e apparentemente illogiche ma in cui abita la possibilità di ogni cosa.

 

Lei allenta la tensione micidiale che esiste tra le inesprimibili sensazioni dell’anima e l’oggettività del corpo e della materia di cui siamo fatti, noi e anche le cose, tutte le cose.

 

Lei osserva le cose e il mondo in una visione unitaria, da cui nasce un sapere del tutto speciale eppure più affidabile, il sapere attraverso le immagini, in cui si fondono immediatamente - proprio senza mediazione - il caso e la necessità. Disponibili, dotate di immediatezza eidetica, le sue immagini sono il reale stesso, escono dal nulla dell’astrazione e si compiono nella loro evidenza, perché il luogo del loro nascere è il luogo stesso del nascere dell’impressione primaria, della conoscenza stessa, immune da strutture rigorose.

 

Lei mette sulla tela e sulla carta immagini sorgive che rintracciano, in assenza di dispersione, particolari fenomenici della realtà afferrata in presenza, “sull’orlo di un accadimento inaspettato” e le dota di un potere che ci libera dalla tirannia della durata esatta e del luogo circoscritto, per cogliere la totalità in flagranza.

 

Lei sa come distrarre l’intelletto e la morale dal determinismo, e all’analisi logica dei fenomeni sostituisce un continuo di Spazio/Tempo in cui lo spettacolo dell’accadere diviene visione simultanea, ogni frammento è recuperato e ogni nesso è ristabilito, grazie alla volontà che accoglie tutte le cose e le riordina davanti ai nostri occhi e alla nostra percezione.

 

Lei asseconda felicemente la coerente instabilità delle cose e del mondo e la certa ambiguità degli accadimenti e dei fenomeni, e da qui nasce il suo progetto, un catalogo di desideri che sciorina uno ad uno, un atlante in cui disegna la reinvenzione del passato e la previsione del futuro, la rassomiglianza e il ricordo, la presentazione del vero e dell’immaginario.

 

 

 

Paola Pallotta, ottobre 2016